Indice
- Introduzione
- Rebranding
- Tipi di rebranding
- Quando serve fare rebranding
- Un esempio: IBM – International Business Machines Co.
- IBM e Paul Rand
- Un rebranding ben fatto
Introduzione
Vi sarà sicuramente capitato di cimentarvi in una di quelle gaming app in cui bisogna riconoscere un brand vedendo solamente una parte del logo.
Azzeccarne molte è una soddisfazione, ma probabilmente lo è ancora di più per le aziende che siete riusciti a riconoscere subito.
Quelle che, al contrario, vi hanno tenuti svegli la notte a pensare dovrebbero valutare una strategia di rebranding per aumentare la propria riconoscibilità.
Ma andiamo con ordine: cosa intendiamo con rebranding?
Scopriamolo insieme!
Rebranding
/riːbrændɪŋ/
“the process of giving a product or an organization a new image, in order to make it more attractive or successful”
[Il processo con cui si dà a un prodotto o organizzazione una nuova immagine, con l’obiettivo di renderlo più attrattivo o di successo]
collinsdictionary.com
Tipi di rebranding
Il rebranding è quindi un processo strategico, che può toccare diverse aree e richiedere tempistiche diverse a seconda dell’obiettivo che si vuole raggiungere.
Ne esistono infatti diversi tipi:
Rebranding evolutivo/parziale: un cambiamento moderato e graduale, a volte quasi impercettibile di alcuni elementi grafici del brand.
Rebranding rivoluzionario/totale: un cambiamento netto, rapido e radicale, che coinvolge i segni distintivi, le strategie di marketing, il sistema valoriale e/o il posizionamento sul mercato.
Rebranding reattivo: un cambiamento necessario a seguito della variazione di fattori esterni.
Rebranding proattivo: un cambiamento programmato dall’interno per raggiungere obiettivi prefissati.
Quando serve fare rebranding?
Non esiste una vera e propria regola: è fondamentale analizzare e valutare la propria situazione, ma ci sono alcuni casi in cui può essere utile agire tempestivamente sul proprio brand.
Per esempio, a seguito di eventi specifici come fusioni o acquisizioni aziendali, crisi reputazionali o altri fattori esterni.
Ma la scelta di rivoluzionare il proprio brand può anche essere dettata dalla necessità di “rinnovarsi”, migliorare riconoscibilità, brand identity o posizionamento, e mantenere (o ritrovare) una coerenza tra immagine e identità, ad esempio dopo un cambiamento del mercato/target di riferimento, o l’introduzione di nuovi prodotti nell’offerta.
Un esempio: IBM – International Business Machines Co.http://ibm
Fondata nel 1911 ma attiva già dal 1888, IBM è una delle aziende più importanti e riconoscibili al mondo nei settori di produzione hardware e software, consulenza e servizi IT.
Il suo sistema valoriale ruota attorno ai concetti di autorevolezza, competenza, affidabilità, stabilità e responsabilità, perfettamente rappresentati dal logo adottato a partire dal 1946.
Dopo anni di rebranding, tutti comunque accomunati da bianco e nero e caratteri graziati, nel 1946 viene introdotto ufficialmente il famoso logotipo ancora riconoscibile: blu, stabile, robusto e dalle forme squadrate e lineari nonostante il font utilizzato presenti comunque delle piccole grazie. Le linee rette, il grassetto e i bordi spigolosi del carattere richiamano stabilità, forza, qualità dei servizi, potere e ottima reputazione, mentre il colore blu viene scelto per veicolare professionalità, competenza, autorità e serietà.
IBM e Paul Rand
Nel 1956 IBM si appoggia al designer Paul Rand per modificare ancora il proprio logo. È sempre lui a introdurre, nel 1967, l’iconico alternarsi di strisce orizzontali bianche e blu per aggiungere un senso di velocità e dinamismo. L’ultima modifica di Rand avviene nel 1972, quando riduce il numero di strisce blu da 13 a 8 per una migliore riproducibilità e leggibilità anche su sfondo scuro o con la bassa risoluzione dei primi computer.
Un rebranding ben fatto
IBM è un ottimo esempio di rebranding ben fatto – sia rivoluzionario che evolutivo – in quanto si è ridisegnata spesso nel corso della sua storia, anche cambiando il proprio nome diverse volte, e dal 1946 è riuscita ad apportare modifiche leggere ma incisive, che rendessero più leggibile e dinamico il logotipo a livello grafico ma che riuscissero anche a inquadrare meglio il brand senza comprometterne riconoscibilità e capacità di veicolare al primo sguardo i valori aziendali.